mercoledì 18 luglio 2012

Recensione #17: Almost Blue


Seconda possibilità a Lucarelli

Ho mantenuto la promessa. Ho approfondito la conoscenza con Lucarelli. Devo dire che sono piuttosto fiera di me, perché, per una volta, ho cercato di essere vagamente accurata: sono andata a cercare le puntate dei suoi show in streaming, ho guardato il suo sito, ho letto Almost Blue, il suo libro più noto, e ho visto il film che ne è stato tratto.
Ora è tempo di tirare qualche somma.
Sia dalle trasmissioni che dal libro, direi che è si vede chiaramente che Lucarelli è uno che sa raccontare. Sa costruire un’aspettativa, creare un’atmosfera. Non sono cose da poco.
Nel romanzo, in particolare, alcuni aspetti sono davvero interessanti.
Per esempio, la narrazione di molte scene dal punto di vista di un cieco: il giovane Simone, che non ha idea della forma degli oggetti e dei volti, prende in prestito i colori per dare un nome ai suoni che entrano nella sua oscurità. Il risultato è originale e anche molto accurato. Sorprendenti soprattutto le descrizioni della musica. Viene da chiedersi come faccia un vedente a immedesimarsi così profondamente nella percezione di un non vedente. Tra l’altro, devo dire che questa attenzione alla dimensione uditiva era presente anche in Il lato sinistro del cuore, e già lì mi aveva colpito. Dev’essere una specie di punto forte dell’autore.

In generale, l’attenzione ai dettagli, e la descrizione acuta e immediata delle situazioni rendono efficacemente l’atmosfera noir della Bologna dei fuori sede; una Bologna di vicoli e subaffitti, feste clandestine e misteri ignorati. E la frustrazione del cocciuto ispettore Grazia Negro, abbandonata dal suo vanesio superiore a sbrogliare l’intricato caso dell’Iguana, mostruoso serial killer di studenti, che opera protetto dal tessuto indifferente della città.
La trama è accattivante, sembra un congegno perfetto di cui non puoi perderti una virgola; al Club di Lettura non riuscivamo a staccarci dalle pagine, continuavamo a formulare ipotesi su come si sarebbe potuto risolvere il mistero.
Insomma tutto funziona perfettamente. Fino alle ultime trenta pagine.
Ovviamente commentare il finale di un libro come questo sarebbe una crudeltà, e me la risparmio.
Basti dire però che, a detta di tutti i membri del Club, Almost Blue “non sarà certo ricordato per il finale”. Ma non riuscire a soddisfare le aspettative che si sono create a me sembra un limite abbastanza grosso, soprattutto in un giallo.
Devo dirlo, non so se darò a Lucarelli una terza occasione di conquistarmi.

Un’ultima parola sui discutibili tentativi di stupire di Alex Infascelli nella versione cinematografica (che tra l’altro gli hanno fruttato niente meno che un Ciack d’Oro, un David  di Donatello e un Nastro d’Argento). Oltre a uno smaccato desiderio di impressionare lo spettatore, devo dire che non ho visto molto. Attori mediocri, sceneggiatura debole… Senza aver letto il libro, credo che della trama avrei capito poco o niente.
Insomma, anche stavolta, è il caso di dire: “meglio il libro”.


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