domenica 29 luglio 2012

London Eye: Giorno 3


Una domenica a piedi

Finalmente l’estate è arrivata anche a Londra. Stamattina il cielo è di un azzurro splendido, e il treno per Waterloo è gremito di rumorose famigliole in tipico atteggiamento da escursione domenicale.
Anche noi abbiamo in programma un bel giro a piedi e siamo impazienti di cominciare.
Iniziamo con una passeggiata lungo il Tamigi, da Southbank fino a Tower Bridge (agghindata in occasione delle Olimpiadi). L’aria è tersa, la vista davvero incantevole: di là dal fiume, il bianco dei palazzi classici si alterna al grigio-azzurro delle costruzioni moderne, che riflettono il cielo. Nel tragitto, incontriamo le manifestazioni creative più diverse: dal mercatino dei libri, all’uomo che scolpisce la sabbia, ai cercatori di monete… Sgomitando tra i turisti, passiamo accanto al teatro di Shakespeare, deviamo fino allo Sherd (l’ultima, avveniristica quanto affascinante creazione di Renzo Piano), e infine raggiungiamo il ponte di Tower Bridge.

Da qui (a dir la verità in autobus, ma saranno non più di tre fermate), raggiungiamo Liverpool Station: la nostra seconda tappa prevede i mercati domenicali di Spatafields e Brick Lane. Come sempre, dobbiamo destreggiarci tra i turisti (anche se, in realtà, non è sempre facilissimo distinguerli dai locali), ma l’atmosfera è piuttosto folkloristica: alle bancarelle che vendono esattamente le stesse cianfrusaglie di Portobello e Camden, si alternano stand di designer emergenti, aspiranti dj e aspiranti cuochi… Insomma, c’è un po’ di tutto, ma il clima è giovane. Una specie di gigantesca festa universitaria.

La cosa incredibile è che, ripercorrendo Brick Lane, le bancarelle degli stilisti vengono improvvisamente sostituite da ristoranti etnici. Il primo tratto della via, a quanto pare, è il centro dell’immigrazione bengalese… Ha anche un nome incredibile, Bengalatown, o qualcosa del genere. Nonostante il fascino innegabile di questa zona, siamo costrette ad andarcene: abbiamo ancora un sacco di cose da vedere oggi!
Prendiamo un autobus fino all’imponente cattedrale di St. Paul e ci concediamo una visitina all’interno (eccezionalmente, l’accesso non è a pagamento!).

Da qui, ci muoviamo solo a piedi: la City deserta offre uno spettacolo suggestivo e vagamente surreale, che culmina nell’atmosfera rarefatta dei vicoletti in pietra delle Inn’s Court di Temple.
È sorprendente come a Londra basti girare l’angolo per trovare il mondo nuovo. Fino a un attimo fa non si trovava un negozio aperto neanche a pagare, e ora siamo nel pieno della bolgia dello Strand, poi di Trafalgar Square, poi di Piccadilly Circus, e infine di Covent Garden.
Abbiamo appuntamento con Giorgio, emigrato qui da novembre. Ci porta a prendere l’aperitivo in un localino sopra la piazza, che come al solito ospita saltimbanchi e spettacoli da due soldi. A dir la verità, la terrazza è troppo gremita per vedere qualcosa, ma la luce calda del tramonto e il Blody Mary ci mettono lo stesso di buon umore.
Finalmente è ora di tornare a casa. Sul treno di ritorno, lamentandoci del male ai piedi, accerchiate da marmocchi ustionati, abbiamo finalmente la sensazione di aver respirato un po’ di vera aria di Londra.

Soundtrack

Nessun commento:

Posta un commento