Una mega e non meglio precisata società che opera nel ramo
della finanza più spinta rischia un clamoroso fallimento, perché i prodotti che
compra e vende stanno per perdere tutto il loro valore.
L’unica soluzione è vendere tutto prima che si verifichi la catastrofe degli ignari acquirenti.
La scelta è fra fallire e far crollare i mercati, e salvarsi
e far crollare i mercati.
Tutto ciò fornisce lo spunto per una potente critica agli
uomini moderni, al mondo della finanza, alla società capitalistica e alla
società in generale.
Questo, a grandi linee, è "Margin call". Anche se vorrei scriverne molto di più, perché ogni frase e ogni gesto dei protagonisti dovrebbe dal luogo a discussioni e dibattiti.
Questo, a grandi linee, è "Margin call". Anche se vorrei scriverne molto di più, perché ogni frase e ogni gesto dei protagonisti dovrebbe dal luogo a discussioni e dibattiti.
Per questo motivo consiglio non solo di vederlo, ma di vederlo più di una volta per comprenderlo appieno, e apprezzarne tutti gli aspetti.
Purtroppo però, a Milano, "Margin call" ormai viene proiettato solo al Plinius
(poltroncine scomodissime) e nella sala suite dell’Odeon (nuova diavoleria
edonistica da 20 euro a persona).
E a proposito: conoscevate questo film? Sapevate che vanta un cast d’eccezione (Kevin Spacey, Demi Moore, Jeremy Irons, Stanley Tucci)? Perché un prodotto di qualità così alta non è stato minimamente pubblicizzato? Perchè è stato proiettato in pochissime sale?
Mi sa che tutte queste domande rimarranno senza risposta.
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