Il labirinto
del Male
Comincio la recensione ai Racconti di Durrenmatt con la fastidiosa sensazione di non essere
all’altezza. Ma anche con l’idea che forse scrivere mi aiuterà a chiarirmi le
idee.
Avevo già letto due romanzi brevi di questo autore
(La Promessa e Il giudice e il suo boia) e ne ero entusiasta. Perciò, quando Latti
mi ha suggerito di continuare leggere un’altra raccolta di racconti pseudo
gialli (dopo quella di Lucarelli) con i suoi Racconti, mi sono detta: perché no?
Insomma, ho cominciato a leggere nella migliore
disposizione di spirito. Ma la verità è che non avevo idea dell’impresa in cui
mi stavo imbarcando.
Non esagero quando dico che questo è uno dei libri
più inquietanti e difficili, e allo stesso tempo più stimolanti che abbia mai
incontrato.
E adesso, mi piacerebbe riuscire a venirne fuori.
La raccolta comprende 25 racconti, ordinati
secondo uno schema apparentemente incomprensibile. Non è un criterio
cronologico, e nemmeno un criterio tematico. Non ci sono sezioni che aiutino il
lettore a orientarsi. Tuttavia, leggendo, è impossibile non accorgersi che
alcuni motivi ritornano.
Tre racconti (La
città, Dalla annotazioni di un
guardiano e La guerra invernale del
Tibet), addirittura, sembrano costituire diverse elaborazioni dello stesso
spunto, con interi paragrafi che ricorrono quasi esattamente. Solo che nessuno
si prende la briga di spiegarlo, o anche solo di segnalarlo.
E così, il povero lettore si ritrova a scorrere le
pagine a ritroso, con la spiacevole impressione di aver già letto questa storia
da qualche parte, ma di non ricordare esattamente dove. E sfogliando le pagine
si accorge che le somiglianze tra i testi sono molto più numerose di quelle che
credeva: c’è più di un cane nero portatore di un messaggio misterioso, più di
un padre crudele e assente, più di un problema con un treno, più di una notte
spaventosa in un villaggio sconosciuto, più di un terzetto di vecchi malvagi…
I racconti sono collocati in uno spazio preciso
(abbondano i riferimenti alla Svizzera, patria dell’autore), ma in un tempo
totalmente indefinito. Di più, direi che la dimensione temporale è
assolutamente distorta: alcuni racconti sono ambientati nel presente, altri in
un futuro apocalittico, altri in dimensioni parallele… ma in nessuno si ha l’impressione
di un tempo che scorre in avanti in modo lineare. Piuttosto, viene da pensare a
una realtà bloccata, immobile. Non a caso, abbondano i riferimenti al mito.
Insomma, per molti motivi si ha la sensazione di
essersi persi, e di girare intorno (da notare che uno dei racconti è dedicato
proprio al Minotauro, primo abitante del primo Labirinto).
Quasi tutti i protagonisti, per esempio, sono
contemporaneamente prigionieri e aguzzini. Quasi tutti finiscono per
assoggettarsi ad una misteriosa quanto malvagia “Amministrazione”.
E a pensarci bene, forse proprio questo elemento fornisce
la chiave di interpretazione – peraltro decisamente inquietante – dell’insieme.
Un principio ordinatore del reale esiste, ed è il
Male, con cui l’uomo deve sempre fare i conti, e a cui egli sempre, più o meno
consapevolmente, cede.
Il Labirinto è la realtà stessa. Ed è un Labirinto
del Male.
“La nostra strada passa per questo
mondo di contrattempi, e sui bordi polverosi, accanto a cartelloni che
pubblicizzano le scarpe Bally, le Stude-Baker, un gelato, e alle lapidi che
ricordano le vittime degli incidenti, si colgono ancora alcune storie
possibili: l’umanità che traspare da una faccia dozzinale, una disdetta che
assume senza volere dimensioni universali, il palesarsi di giudizi e di
giustizia, forse anche di pietà, captata per caso, riflessa dal monocolo di un
ubriaco.”
wow! che recensione... poche volte la descrizione di un libro riesce davvero ad esprimere non solo le tematiche più "superficiali" ma anche le sensazioni più profonde che la lettura offre al lettore. è la tipica recensione che mi sprona ad immergermi in una nuova avventura letteraria!
RispondiEliminaOh grazie! Be',leggere questo libro è davvero un po' un'avventura, ma secondo me ne vale la pena. Spero che ti piaccia!
RispondiEliminabellissima recensione... ho iniziato a leggerli anche io, e mi hanno affascinato e inquietato allo stesso tempo!
RispondiEliminaGrazie Giacomo! Proprio in questi giorni questo libro mi è tornato in mente spesso... è uno dei pochi di cui mi ricordi dei dettagli anche a distanza di un anno, si vede che merita :)
RispondiEliminaL’edizione Einaudi Gallimard dei racconti è introvabile. In quella Feltrinelli qualcosa non gira per il verso giusto, sintatticamente parlando. Colpa del traduttore? O del curatore assente ingiustificato? Misteri insolvibili.
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