(di Tita)
Piccolissima premessa: sono un’aspirante
collaboratrice, finora lettrice nell’ombra, che cercherà di fornirvi qualche
resoconto delle sue esperienze artistiche e culturali, giusto per restare in
tema. Il punto è che la pigrizia e la paranoia spesso avranno la meglio sulla
mia produttività. Dunque siate pazienti e fiduciosi: prima o poi tornerò! (nel
caso in cui speriate il contrario… allora state tranquilli: non sarà così
frequente!!!
Faccio capolino con la mia prima incursione per
parlare, con un po’ di rammarico, dello spettacolo che ho visto mercoledì sera allo
Strehler: il Mistero buffo, del
vincitore del Nobel per la letteratura Dario Fo, nella versione “pop 2.0”. Con
una premessa simile, mi sembrava quantomeno doveroso dargli una chance.La versione in questione è, però, la rivisitazione di
Paolo Rossi; dunque, purtroppo, non potrò rivolgere le mie critiche
all’originale, che aveva attirato la mia attenzione e mi aveva spinto ad
acquistare i biglietti (senza poi trovare nessuno disposto ad accompagnarmi, tanto
che ho costretto il mio “fratellino” a farmi da cavaliere... ma questa è
un’altra storia!)
Premettendo che non amo il teatro comico, o meglio, che
un comico deve essere davvero bravo per convincermi, lo spettacolo di ieri è
stato piuttosto divertente. Tutto qui? Direi quasi.
“Se Gesù Cristo tornasse oggi chi sarebbe? Saremmo in
grado di riconoscerlo e seguire la sua rivoluzione?”… questo recitava la
locandina. Mi
aspettavo di uscire da teatro con quel misto di sconcerto e imbarazzo che si
prova quando si assiste a qualcosa che con acutezza ci pone di fronte alle
nostre celate meschinerie, minacciando le piccole certezze con cui ci
proteggiamo. Ero pronta a tornare a casa in silenzio, meditabonda e un po’
stordita, con la testa bombardata da mille stimoli.
Niente di tutto ciò.
Unica eccezione per cui mi sento di spendere subito parole
di ammirata approvazione è stato l’intervento tragico di Lucia Vasini
(bravissima!) tratto dall’originale di Fo e Franca Rame: una scena in un milanese
reinventato in cui la Madonna al Calvario cerca disperatamente di salvare il
figlio dal sacrificio in croce, arrivando a sfogare contro l’arcangelo Gabriele,
disonesto messaggero, la sua umana sofferenza.
Il resto dello spettacolo
è un susseguirsi di episodi serio-comici ispirati ai vangeli apocrifi, infarciti
di citazioni pop e ammiccanti a (o meglio, che richiamano esplicitamente)
episodi della più tristemente nota attualità politica. Ecco, Rossi (che non
avevo mai visto in scena) è indubbiamente molto bravo, lo spettacolo ha ritmo e
tiene viva l’attenzione per due ore, strappando sincere risate anche al più
ostile spettatore.
Nonostante ciò, la
comicità, certo sopra la media dei cabaret televisivi, finisce per scadere
nella satira più prevedibile dei vari Rubygate. E, benché lo faccia con ironia,
non propone niente di più dei triti motivetti poveri-contro-ricchi, tanto in voga in un momento di crisi, e l’Italia
non è un paese per onesti. Direi che questo è sufficiente a motivare il mio
disappunto: se Gesù Cristo tornasse oggi credo avrebbe qualcosa di più da
dirci, che la sua critica al nostro mondo sarebbe ben più sconvolgente e forte
di quella di Paolo Rossi, che, in fin dei conti, si limita a far ridere con la
solita furberia di chi si mette il berretto del giullare per criticare i
potenti, ma non scalfisce di un millimetro la nostra beata (anche in tempi di
crisi) cecità.
P.S. Per quanto riguarda l’originale, mi riservo in
futuro di accanirmi su registrazioni d’epoca, sperando di trovarci un po’ di mistero!
Non ho mai avuto alcun desiderio d vedere "Mistero Buffo" neppure nella versione originale e dunque non posso entrare nel merito.
RispondiEliminaPosso però augurarmi che tu ti ripeta quanto prima, perchè "la violenza" della tua critica mi ha molto soddisfatto..........