venerdì 29 giugno 2012

Evento #2: Don Giovanni a Verona


I geni stanno sulle gradinate 
(di Stefano Coco)



Per prima cosa ringrazio Giulia per la disponibilità ad ospitarmi nel suo interessantissimo blog.

Per seconda ti racconto, caro lettore, cosa ho visto (e sentito) all'Arena di Verona venerdì scorso. Innanzitutto mostrini, paillettes, un numero incredibilmente alto di farfallini, ministri, industriali, tutti agghindati per esibire la propria abbronzatissima presenza alla Prima. Totale l'annientamento dell'estetica. Ma non basta. Un pubblico così incompetente da essere degno della giuria demoscopica sanremese non ha fatto altro che interrompere continuamente con inopportuni applausi lo svolgimento dell'opera, tra arie, cavatine e recitativi, addirittura talora sovrastando col fragore del battito delle mani il già fiochissimo accompagnamento orchestrale. Notiziari locali riportano lunghissime code fuori le guardie mediche per illustri ustioni alla pelle causati da frequenti sfregamenti da applauso.  
A questo aggiungi, caro lettore, la regia di Zeffirelli. Lo spettacolo è Don Giovanni, dramma giocoso nelle parole di Mozart. Il famoso libertino ne combina di tutti i colori, seduce tutte le donne che incontra e alla fine, a causa della sua vanagloria è ricacciato all'inferno (ma Zeffirelli lo fa inghiottire da una statua). Ti aspetteresti la classica commedia degli equivoci, le peripezie, gli inganni, la furbizia. Invece sulla scena è tutto giocato sulla psicologia dei personaggi, e troppo poco sull'intreccio. 

Manca al regista toscano il gusto per il motto arguto, per la battuta fulminante, per lo scherzo verbale. Manca al regista toscano, soprattutto, il ritmo, fondamentale per divertire o almeno intrattenere (ma anche commuovere). La continuità narrativa è completamente annientata da un numero incredibile di pause di scena (mi sembrava di vedere un film su Canale5 e temevo che spuntasse Mastrota da un momento all'altro), giustificate neanche da cambi di scenografia. Aneddoto: metà del secondo atto, all'ennesima pausa (che al pari delle altre registrava un sospiro di sollievo da una parte cospicua del pubblico, che erroneamente riteneva di avere adempiuto ai doveri della società), una voce dalle alte gradinate: “Zeffirelli! La regia è ritmo”. I geni acquistano biglietti di gradinata non numerata.  
Bellissime, invece, le scene corali, vero e proprio must di Zeffirelli. Ancor più bella la scenografia, capace camaleonticamente di modificarsi per rappresentare luoghi molto diversi attraverso il semplice mutamento di alcuni drappi sospesi. Eccellenti le luci, che esaltano il momento “infernale” della penultima scena. I costumi che ti aspetteresti.

“Zeffirelli, la regia è ritmo!”. 


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