I geni stanno sulle gradinate
(di Stefano Coco)
Per
seconda ti racconto, caro lettore, cosa ho visto (e sentito) all'Arena di
Verona venerdì scorso. Innanzitutto mostrini, paillettes, un numero
incredibilmente alto di farfallini, ministri, industriali, tutti agghindati per
esibire la propria abbronzatissima presenza alla Prima. Totale l'annientamento
dell'estetica. Ma non basta. Un pubblico così incompetente da essere degno della
giuria demoscopica sanremese non ha fatto altro che interrompere continuamente
con inopportuni applausi lo svolgimento dell'opera, tra arie, cavatine e
recitativi, addirittura talora sovrastando col fragore del battito delle mani
il già fiochissimo accompagnamento orchestrale. Notiziari locali riportano
lunghissime code fuori le guardie mediche per illustri ustioni alla pelle
causati da frequenti sfregamenti da applauso.
A
questo aggiungi, caro lettore, la regia di Zeffirelli. Lo spettacolo è Don Giovanni,
dramma giocoso nelle parole di Mozart. Il famoso libertino ne combina di tutti
i colori, seduce tutte le donne che incontra e alla fine, a causa della sua
vanagloria è ricacciato all'inferno (ma Zeffirelli lo fa inghiottire da una
statua). Ti aspetteresti la classica commedia degli equivoci, le peripezie, gli
inganni, la furbizia. Invece sulla scena è tutto giocato sulla psicologia dei
personaggi, e troppo poco sull'intreccio.
Manca al regista toscano il gusto per
il motto arguto, per la battuta fulminante, per lo scherzo verbale. Manca al
regista toscano, soprattutto, il ritmo, fondamentale per divertire o almeno
intrattenere (ma anche commuovere). La continuità narrativa è completamente
annientata da un numero incredibile di pause di scena (mi sembrava di vedere un
film su Canale5 e temevo che spuntasse Mastrota da un momento all'altro),
giustificate neanche da cambi di scenografia. Aneddoto: metà del secondo atto,
all'ennesima pausa (che al pari delle altre registrava un sospiro di sollievo
da una parte cospicua del pubblico, che erroneamente riteneva di avere
adempiuto ai doveri della società), una voce dalle alte gradinate: “Zeffirelli!
La regia è ritmo”. I geni acquistano biglietti di gradinata non numerata.
Bellissime,
invece, le scene corali, vero e proprio must di Zeffirelli. Ancor più
bella la scenografia, capace camaleonticamente di modificarsi per rappresentare
luoghi molto diversi attraverso il semplice mutamento di alcuni drappi sospesi.
Eccellenti le luci, che esaltano il momento “infernale” della penultima scena.
I costumi che ti aspetteresti.
“Zeffirelli,
la regia è ritmo!”.
Nessun commento:
Posta un commento