Su Priscilla (doverosa premessa)
Come i lettori più attenti avranno certamente
notato, nelle ultime settimane Nefelomanzia ha ospitato i contributi di diversi
personaggi. È in effetti politica di questo blog accogliere con entusiasmo ogni
forma di collaborazione. Fino a qui, i contenuti di questi coraggiosi volontari
sono stati presentati senza troppe domande e senza presentazioni. Tuttavia, non
me la sento di far comparire la prima recensione di Priscilla senza neanche una
parola di spiegazione, e forse di celebrazione del momento.
Quando ho proposto a Priscilla di collaborare
a questo progetto, sinceramente, non credevo che avrebbe accettato.
Priscilla è un personaggio sensibile, ma
incredibilmente schivo. Nessuno conosce la sua vera identità, perché a tutti si
presenta con un nome diverso. Tutti la reputano incredibilmente intelligente,
ma, se ci pensano, non sanno dire perché. Priscilla infatti, contrariamente
alla prassi dei nostri giorni esibizionisti, non ci tiene affatto a mostrare le
sue doti. Al contrario: ogni volta che parla, sembra sul punto di rivelarti un
segreto, ma poi, ogni volta, sembra che decida di tenerselo per sé. E a te che la
ascoltavi rimane il dubbio di non aver saputo cogliere il senso profondo delle
sue preziose parole.
Anche questo post è così. L’ho intitolato
recensione, perché non sapevo come altro definirlo. Ma non aspettatevi un
commento, o una spiegazione tecnica. In queste poche righe Priscilla allude alla
storia, racconta la sensazione, plasma la materia. Se vi aspettate un resoconto
oggettivo, ignorate Priscilla e aspettate la prossima settimana. Se invece
volete lasciarvi suggestionare, andate avanti a leggere.
Secondo me, ovviamente, ne vale la pena.
Cosmopolis
(di Priscilla)
Se vuoi attraversare la città devi mettere in conto di impiegare
una intera giornata. Il Presidente degli Stati Uniti si sta spostando e il
traffico ne risente. Puoi decidere di muoverti a piedi, o di corsa: pensando
agli affari tuoi, un asciugamano sulle spalle e il tuo cantante preferito nelle
cuffie (ma è una di quelle giornate in cui nemmeno lui può esserti di gran
conforto). Quando sei stanco puoi fermare un taxi e farti portare; qui gli
autisti provengono da cento Stati diversi e dalle conversazioni impari ogni
volta qualcosa. Tua moglie lavora in questo isolato, potresti anche incontrarla
e pranzereste insieme, ma devi trovare un posto adatto - chissà perché vuole
sempre mangiare da sola con te. Stasera comunque sarà a teatro.
Improvvisamente
decidi che nonostante il traffico vuoi servirti della tua macchina e del suo
pilota automatico per muoverti nella città. I vetri sono oscurati e se
incrocerai una delle manifestazioni che stanno ingorgando le strade potrai in
fondo aspettare che passi, come con la pioggia. Controllerai dopo che non si
sia rotto niente, e se occorre la ricomprerai. È sera, e nei campi recintati i
ragazzi giocano: ti piace il basket, e non ami che ti stiano troppo addosso. Il
tuo barbiere, ecco, è l'unico uomo a cui permetti di avvicinarsi a te. È per
lui che hai fatto tutta questa strada, anche se come barbiere non è nemmeno
tanto bravo. Giornata densa. Hai fatto qualche progresso e hai accettato
qualche intoppo, ma poi ti accorgi che hai soltanto seguito il ritmo scandito
dei semafori. Hai attraversato la città per scoprire infine dove si
parcheggiano di notte le limousine come la tua.
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