sabato 16 giugno 2012

L'angolo di Tita #1

Mistero buffo (senza mistero)

(di Tita)

Piccolissima premessa: sono un’aspirante collaboratrice, finora lettrice nell’ombra, che cercherà di fornirvi qualche resoconto delle sue esperienze artistiche e culturali, giusto per restare in tema. Il punto è che la pigrizia e la paranoia spesso avranno la meglio sulla mia produttività. Dunque siate pazienti e fiduciosi: prima o poi tornerò! (nel caso in cui speriate il contrario… allora state tranquilli: non sarà così frequente!!!

Faccio capolino con la mia prima incursione per parlare, con un po’ di rammarico, dello spettacolo che ho visto mercoledì sera allo Strehler: il Mistero buffo, del vincitore del Nobel per la letteratura Dario Fo, nella versione “pop 2.0”. Con una premessa simile, mi sembrava quantomeno doveroso dargli una chance.La versione in questione è, però, la rivisitazione di Paolo Rossi; dunque, purtroppo, non potrò rivolgere le mie critiche all’originale, che aveva attirato la mia attenzione e mi aveva spinto ad acquistare i biglietti (senza poi trovare nessuno disposto ad accompagnarmi, tanto che ho costretto il mio “fratellino” a farmi da cavaliere... ma questa è un’altra storia!)
Premettendo che non amo il teatro comico, o meglio, che un comico deve essere davvero bravo per convincermi, lo spettacolo di ieri è stato piuttosto divertente. Tutto qui? Direi quasi.
“Se Gesù Cristo tornasse oggi chi sarebbe? Saremmo in grado di riconoscerlo e seguire la sua rivoluzione?”… questo recitava la locandina. Mi aspettavo di uscire da teatro con quel misto di sconcerto e imbarazzo che si prova quando si assiste a qualcosa che con acutezza ci pone di fronte alle nostre celate meschinerie, minacciando le piccole certezze con cui ci proteggiamo. Ero pronta a tornare a casa in silenzio, meditabonda e un po’ stordita, con la testa bombardata da mille stimoli.
Niente di tutto ciò.

Unica eccezione per cui mi sento di spendere subito parole di ammirata approvazione è stato l’intervento tragico di Lucia Vasini (bravissima!) tratto dall’originale di Fo e Franca Rame: una scena in un milanese reinventato in cui la Madonna al Calvario cerca disperatamente di salvare il figlio dal sacrificio in croce, arrivando a sfogare contro l’arcangelo Gabriele, disonesto messaggero, la sua umana sofferenza.
Il resto dello spettacolo è un susseguirsi di episodi serio-comici ispirati ai vangeli apocrifi, infarciti di citazioni pop e ammiccanti a (o meglio, che richiamano esplicitamente) episodi della più tristemente nota attualità politica. Ecco, Rossi (che non avevo mai visto in scena) è indubbiamente molto bravo, lo spettacolo ha ritmo e tiene viva l’attenzione per due ore, strappando sincere risate anche al più ostile spettatore.
Nonostante ciò, la comicità, certo sopra la media dei cabaret televisivi, finisce per scadere nella satira più prevedibile dei vari Rubygate. E, benché lo faccia con ironia, non propone niente di più dei triti motivetti poveri-contro-ricchi, tanto in voga in un momento di crisi, e l’Italia non è un paese per onesti. Direi che questo è sufficiente a motivare il mio disappunto: se Gesù Cristo tornasse oggi credo avrebbe qualcosa di più da dirci, che la sua critica al nostro mondo sarebbe ben più sconvolgente e forte di quella di Paolo Rossi, che, in fin dei conti, si limita a far ridere con la solita furberia di chi si mette il berretto del giullare per criticare i potenti, ma non scalfisce di un millimetro la nostra beata (anche in tempi di crisi) cecità.

P.S. Per quanto riguarda l’originale, mi riservo in futuro di accanirmi su registrazioni d’epoca, sperando di trovarci un po’ di mistero!

1 commento:

  1. Non ho mai avuto alcun desiderio d vedere "Mistero Buffo" neppure nella versione originale e dunque non posso entrare nel merito.
    Posso però augurarmi che tu ti ripeta quanto prima, perchè "la violenza" della tua critica mi ha molto soddisfatto..........

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