Laura. le priorità
Laura guarda distrattamente il telefono: le 14.06, finalmente. Reprime un sospiro di sollievo; quindi chiede scusa, si alza, paga,
ringrazia, e va frettolosamente verso il motorino.
Mette in moto e parte rapida: Marco la aspetta per
il caffè e lei non vuole fare tardi.
Mentre corre sulla circonvallazione, cerca di
farsi scivolare di dosso la tensione del pranzo: non le va di appesantirlo con
gli stress delle sue amiche.
E comunque ha ragione lui, quando dice che Marta è
pesante: ultimamente vederla è diventata una fatica. Come se fosse l’unica,
poi, ad aver finito l’università e ad aver voglia di sistemarsi.
Si ferma all’ultimo semaforo. Certo che quando si
vuole far tutto da soli ci si stanca di più. E lei lo sa bene; anche lei era
come Marta, anche lei portava il peso della sua vita da sola… anche lei, prima
di Marco.
Marco compare sorridente dietro l’angolo.
Entrano al bar e ordinano il solito caffè
macchiato.
«Allora, come va la giornata?»
«Bene, tra poco vado a dare ripetizioni alla
sorellina di Luca.»
«Chi è Luca?»
L’idillio si interrompe temporaneamente: Laura ha
un moto di insofferenza. Possibile che Marco non impari mai il nome dei suoi
amici? Lei si ricorda perfettamente tutti suoi impegni della settimana, le sue
scadenze e i suoi ricordi, e lui mai niente. Ma si riprende in un attimo: lui ha
così tanto da fare… Ha un lavoro vero, una casa, un conto in banca; insomma una
vita adulta. Non è come lei, che ha il privilegio di poter investire tempo ed
energie a imparare nome cognome e data di nascita dei suoi colleghi/cugini/amici/conoscenti.
Gli sorride pentita, e in due parole gli ricorda la storia di Luca.
«Ah bene! Sono contento che hai questo lavoretto.»
«Sì, non è tanto, però finché non trovo di meglio…»
«Infatti. Devi prenderti il tempo di trovare una
cosa che ti piace veramente.»
Lo guarda tra riconoscenza e ammirazione: è così bello
che lui non le metta fretta! Che capisca benissimo che se avesse voluto un
lavoro sicuro probabilmente non avrebbe studiato Beni Culturali. Si sente grata,
e sposta l’attenzione su di lui: «A te come va invece?».
E lui racconta: non fa fatica a confidarsi,
sfogarsi, affidarsi; e questo la fa sentire importante.
Mezzora dopo, Marco guarda l’orologio che gli ha
regalato lei: la pausa è finita, deve andare.
Laura lo guarda entrare in ufficio e pensa che il
fatto che lui voglia condividere con lei preoccupazioni e progetti, al momento,
è l’unica cosa che la fa sentire viva.
18.36. Laura risponde al telefono di malavoglia.
Stava per entrare nella vasca, dopo una conversazione stressantissima con la
sua compagna di banco del liceo, in ansia perché il suo fidanzato è in ansia. Lei
ha fatto la parte della buona amica, perché immagina che sia molto difficile stare
con uno che non ha ancora trovato la sua strada; uno che non potrà mai offrire
la tranquillità che Marco ha costruito così in fretta e bene.
Le avrebbe anche detto di uscire stasera, per una
birretta tra amiche. Il problema è che, se non vuole essere un cadavere domani,
che lei e Marco devono andare a quella cena di lavoro, a cui in effetti sarebbe
bene fare una buona impressione perché Marco ci tiene tanto, e quella è gente
grande, gente che guarda anche i dettagli (e anzi, forse dovrebbe cominciare a
pensare a cosa mettersi), stasera dovrà per forza stare a casa e riposarsi.
«Pronto, parlo con la Dottoressa Laura Italia?»
È uno del Cagnoni di Vigevano; ha letto il suo CV,
e vorrebbe incontrarla per fare due chiacchiere.
Mentre fissa il colloquio, Laura pensa che non ha
nessuna intenzione di andare fino a là tutti i giorni per uno stage
sottopagato. Sul serio, ha risposto all’annuncio senza pensarci. Certo, ha
sempre voluto lavorare nel teatro. E il cartellone del Cagnoni di quest'anno è interessante, e a Vigevano è praticamente l’unico punto di riferimento per gli
spettacoli, però no. Non è questione di non volersi svegliare presto al
mattino; è che, come pendolare, dovrebbe rinunciare davvero a troppe cose: il
tempo libero sarebbe ridotto al dopocena; e quando una lavora tutto il giorno,
si sa, magari la sera non ha poi tutta questa voglia di uscire. Come farebbe ad
andare al cinema, a leggere, scrivere, vedere gli amici? Come farebbe con
Marco.
Già si immagina con lui in uno scenario di
stanchezza casalinga; lei che si addormenta in pigiama davanti alla tv, che non
ha più la forza né la voglia di dedicargli le attenzioni che merita, lui che,
deluso, si richiude in se stesso e si butta nel lavoro; e poi, infine, loro due
che cenano in tuta in silenzio… no, non funzionerebbe, non può accettare. È una
questione di priorità.
E poi tanto le farebbero fare solo fotocopie.
Laura mette giù il telefono e scivola nell’acqua
tiepida.
Sono le sette meno venti, le rimane meno di un’ora
per rilassarsi. Alle sette e mezza Marco esce dall’ufficio, e di solito, mentre
torna a casa, la chiama. Oggi pomeriggio aveva una riunione importante, forse avrà
voglia di raccontarle com’è andata.
Mi piacciono questi racconti del lunedì; questo, diversamente dall'altro, mi ha trasmesso però un pò di ansia....Mi sembra che la scelta delle priorità non lasci del tutto tranquilla Laura... o forse non lascia per nulla tranquilla me....
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