A parlarmi per primo di Michela Murgia è stato il
libraio antiquario da cui ho fatto lo stage, che ha definito Accabadora “un capolavoro”. Il suo giudizio
così positivo mi ha incuriosito, ma, a dir la verità, ci vuol altro per
concretizzare il mio facile entusiasmo.
Qualche mese dopo, nella libreria in cui lavoravo,
un cliente è entrato chiedendo se avevamo la storia di “una sarda che ha
mollato tutto ed è andata a vendere Folletti”.
Premettendo che Il mondo deve sapere non
parla di questo, devo confessare che, quando ho scoperto che l’autrice di
questa incredibile storia era la stessa Murgia apprezzata dal libraio, e che l'opera in questione era la trascrizione di un blog (tema su cui sono ovviamente
sensibile in questi mesi), redatto in 30 giorni di drammatico precariato (altro
tema che non può lasciarmi indifferente), e che da essa era stato tratto il
film Tutta la vita davanti, che non
ho mai visto, ma che mi ha sempre ispirato… quando ho scoperto tutto questo, ho deciso di passare finalmente all’azione:
ho proposto Il mondo deve sapere al
mio Club di Lettura del martedì.
Devo dire che, con i suoi capitoli corti, l’opera
si è adattata perfettamente alla fruizione corale del nostro circolo. La
lettura quindi (peraltro conclusa in solitaria su un tram durante le troppo
brevi vacanze pasquali), è stata piacevole, e tra l’altro ha dato avvio a una
serie di amene riflessioni sulla condizione dei lavoratori nel sistema
contemporaneo.
Tuttavia, credo sia giusto chiarire qualche
equivoco: la Murgia non si è infiltrata nel call center di un’azienda che vende
aspirapolvere (non il Folletto, ma il Kirby) per denunciare il precariato, ma
perché realmente cercava un lavoro. E allo stesso tempo, per tutelare se stessa
dal totale abbrutimento di questa attività, ha raccontato al mondo quello che
ha visto e sentito in un mese di telefonate a casalinghe più o meno disperate.
Certo, l’aspetto della critica è ben presente; ma più che contro il precariato,
l’autrice si scaglia contro sistema di manipolazione e sfruttamento dei più
deboli, impiegato dall’azienda verso dipendenti e clienti.
Il risultato è una denuncia davvero efficace
(prova ne siano il successo del libro e del film): con ironia tagliente e
onestà, la Murgia racconta la propria frustrazione nel trovarsi imprigionata in
un ingranaggio perverso e soffocante.
Eppure, se posso, non sono convinta.
Il problema non è lei, che è intelligente e scrive
bene, e si vede. Ma l’opera in sé, che probabilmente andava bene come blog, ma non funziona altrettanto
come romanzo. Questo libro è uno sfogo, un reportage… ma non va oltre il
resoconto. Non approfondisce, e oltretutto nemmeno conclude. Non ha la
costruzione né la portata dell’opera letteraria. Insomma, è interessante e
anche ben scritta, ma non la definirei “un bel libro”.
Quello che ho scritto ha delle conseguenze che non
sono sicura di poter affrontare: per esempio, vuol dire che da un blog ci si
aspetta meno che da un libro? Non molto coerente, da parte di una che tiene un
blog. Forse dipende dal fatto che i contenuti digitali sono per definizione aperti, cioè sempre in progress? Non lo so, forse devo
pensarci ancora.
Tornando alla Murgia, come posso concludere,
almeno temporaneamente, il mio discorso? Per ora, forse, sospendendo il
giudizio. Ma sono curiosa di vedere come si comporta questa blogger pungente quando affronta un libro vero… non mi resta che andare a procurarmi Accabadora!
Wow! Il Club di lettura entra ufficialmente nella blogosfera!
RispondiEliminaPer il discorso blog vs. libri, io credo che necessariamente un blog debba essere "meno approfondito" di un libro: i post devono essere più corti dei capitoli di un libro, specialmente di uno che tratti di temi impegnativi come quello del precariato. Perchè si tratta di un ipertesto: la tentazione di fare clic sui link, di seguire la serendipità e abbandonare il post un po' troppo lungo, ci sarà sempre. Deve esserci!
Credo che blog e libri siano strumenti molto diversi, che funzionano entrambi. Lo stridore nasce quando di un blog si decide di fare un libro...
Sì, penso che tu abbia ragione... e comunque sappi che ho colto il riferimento a Il mondo deve sapere anche nel tuo ultimo post (il club di lettura spopola!) :)
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