Ecco, la mia autostima ha subito
un nuovo colpo. Ero convinta di avere una discreta conoscenza del panorama
musicale rock-pop-blues degli ultimi 40 anni, e invece… Ho letto il saggio 31 canzoni di Nick Hornby e, dei 31
brani di cui parla lungamente, la vostra blogger musicale ne conosceva solo 5!
Dopo una rapida lettura
dell’indice del libro e la conseguente depressione per le motivazioni di cui sopra,
mi decido ad esplorare le ragioni per cui Hornby ha scelto proprio questi brani
come i più significativi della sua vita.
Leggo in modo famelico, più per
colmare le mie lacune musicali, che per vero piacere (tra parentesi, preferisco
l’Hornby romanziere a quello saggista), fino a che non arrivo al capitolo 17,
che è dedicato ad A minor Incident di
Badly Drawn Boy. La profonda verità del testo, e le coincidenze che racconta
l’autore mi inteneriscono. Ma c’è dell’altro, e mi riguarda più da vicino.
Hornby racconta che la scrittura
del suo romanzo A boy coincise con la diagnosi di autismo a suo
figlio di appena tre anni. Di come fu faticoso lavorare, negli anni successivi,
alla trasposizione del romanzo in film (About
a boy) e del suo desiderio inespresso di affidarne la colonna sonora ad un
certo eccentrico e affascinante cantautore inglese. Di come, sorprendentemente,
i produttori del film avessero avuto la stessa idea e avessero incaricato del progetto
proprio Damon Gough (in arte BDB), autore di un album innovativo come “Year of
the Bewilderbeast”, vero e proprio caso discografico del 2000.
Il risultato è degno delle
migliori aspettative: la colonna sonora è costruita in modo mirabile; un’opera concertistica
completa, in cui i brani alludono l’uno all’altro, in un’atmosfera intima e
leggera.
Tra i pezzi, spicca A minor Incident, per il calore della
chitarra, per il clima dylaniano dell’armonica a bocca, ma soprattutto per il
testo, l’ultimo messaggio di Fiona al figlio prima di tentare il suicidio.
Canta Damon: “Con te non passavamo mai inosservati tra la
folla. E anche se ogni tanto avevi la testa in una bolla, non potrai deludermi,
qualsiasi cosa tu non faccia”…
Per un padre con un figlio le cui
principali difficoltà sono comunicare e relazionarsi col mondo, la testa in una bolla è un richiamo immediato.
Eppure Damon non sapeva.
Così, mentre Nick condivide con
il lettore la sua commozione e gratitudine nello scoprire un’affinità, non
immaginata prima, tra suo figlio e il
protagonista del proprio romanzo e la sua meraviglia di fronte alla vicinanza creativa
con Badly Drawn Boy, la mia mente mi richiama ad altre storie: sono quelle di
padri e madri di ragazzi disabili (e alcuni di loro proprio autistici) che ho
incontrato in tanti anni di lavoro.
Il mio pensiero va a loro, che
hanno condiviso e condividono con me i momenti di sconforto e di rabbia, i sensi
di colpa, la vergogna; le preoccupazioni per l’oggi e per il domani.
Il mio pensiero va ai loro
sguardi di amore incondizionato verso quei figli che non li deludono mai, qualsiasi cosa non facciano e non riusciranno mai a fare.
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