Gli sport preferiti dall’umanità intera in questi giorni di passaggio tra il vecchio e il nuovo anno sono:
- Fare bilanci, senza rendersi conto che il contenuto è sempre noiosamente lo stesso: “Un anno da dimenticare! Non ne potevo più, davvero un anno di… Speriamo che il prossimo sia meglio di questo.” (Ho evitato di citare parolacce che di solito ben si accoppiano con questo tipo di affermazioni.)
- Fare buoni propositi per il prossimo anno, ben sapendo, stavolta, che il contenuto proposto è una cantilena che si ripete uguale dagli anni dell’adolescenza.
- Fare classifiche. I dieci uomini più belli del 2012, i dieci più ricchi, i dieci più odiati, i dieci più intelligenti, i dieci scapoli da sposare. Le dieci donne più belle del 2012 (sulle donne la classifica è sempre e solo questa!). I dieci film più significativi dell’anno, i più scaricati, i più visti al cinema, i più visti con i nonni. I dieci piatti dell’anno, i dieci libri italiani, i dieci filippini. Mi fermo qui, credo che il concetto sia chiaro.
Mi scuso se in qualche modo
rientrerò anche io in questo appassionante rituale. Permettetemi però di dirvi SOLO la mia numero uno della mia
personale classifica: “i dieci album più belli del 2012”. È “Ecco” di Niccolò
Fabi.
Vorrei evitare di dire parole superflue, in
cuor mio vi direi solo “Ascoltatelo, ne vale la pena”. Sarebbe più onesto nei
suoi confronti, un po’ meno nei vostri. Cercherò
il giusto compromesso per non far torto a nessuno.
Un nuovo disco di Niccolò Fabi è
una buona notizia di per sé. Già al primo ascolto, però, ci si rende conto di avere
tra le mani quello che è forse il suo album più bello, spontaneo,
profondo, maturo.
Non è un disco semplice, la
scrittura è alta, come è consuetudine per Fabi. Le parole sono a tratti
affilate, e a tratti delicatissime.
La musica, nella varietà pop-rock con
intuizioni folk (vi piace questo nuovo genere?), sostenuta da begli
arrangiamenti e dalla presenza di artisti-amici di Niccolò quali Roberto
Angelini e Pier Cortese, mantiene sempre
una pregevole atmosfera lieve.
Nessun filo conduttore ad
intrecciare le storie racchiuse in undici canzoni, se non il solo fatto che esistono. Questo il motivo di un titolo immediato e conciso come "Ecco". I temi spaziano da cronache
di viaggi africani a racconti nostalgici di estati romane, da sfoghi emotivi a
riflessioni acute sulla società della crisi.
ll momento più alto del disco è
la traccia undici, che chiude l’album e che gli dà il titolo. Suoni penetranti,
testo poetico, interpretazione difficilmente replicabile ed inusuale per Fabi (mai abbiamo sentito e, probabilmente, mai più sentiremo ancora tale ruvidezza nella sua voce), un grido che non lascia scampo, che azzittisce
già al primo ascolto: “Di certo non ti lascerò mai andare, ecco. Di certo non
ti lascerò sparire, ecco”. Sei minuti di canzone che non stanca, che stordisce
per la carica emotiva che ci richiama.
Non aggiungo altro, se non, buon
ascolto!
E Buon Anno, ovviamente
PS Se vi va ditemi la vostra numero
1!
Soundtrack: "Ecco",
Ecco, 2012
La mia numero uno: Calexico - Algiers
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