Lo scrittore maratoneta
“Forse ho un carattere complicato, ma se
non metto le cose nero su bianco non riesco a pensare, e per riflettere sul
significato che ha per me la corsa a piedi, ho dovuto rimboccarmi le
maniche e metter giù quanto segue.”
Credo che chiunque si entusiasmi
quando già a pagina 4 di un libro trova una frase in cui si riconosce. O almeno,
a me succede.
L'arte di correre contiene parecchie
frasi che mi rispecchiano; direi che è il primo motivo per cui mi è piaciuto.
Chiariamoci: dire che considero Murakami
uno spirito affine è sicuramente troppo; ma sicuramente il suo modo di
raccontare mi affascina. Direi che sono contenta di averlo incontrato. Da tempo volevo leggere qualcosa
di suo. Kafka sulla spiaggia, 1Q84, sono
titoli originali, e che ho visto esposti in decine di vetrine, oltre che in
cima alle classifiche di vendita… insomma, ero curiosa.
Credo che però L’arte di correre sia un po’ diversa dalle
altre sue opere. Non è un romanzo, ma
una specie di libro di memorie (questa per lo meno è la definizione che ne dà lui).
Sono ricordi e pensieri sul tema della corsa, che l’autore ha raccolto tra il
2005 e il 2006.
Ne viene fuori un bel percorso; Murakami analizza il proprio rapporto con questo sport: dalle prime
corse nel parco, agli allenamenti per le maratone, alla scoperta, passati i cinquant’anni, del triathlon.
Cosa spinge
una persona a correre da sola per ore, ogni giorno? A quanto pare, la stessa forza
che la spinge a sedersi al tavolino per ore ogni mattina, e scrivere.
Con il procedere dei capitoli, la
personalità dell’autore emerge chiaramente: è un carattere ostinato, capace di
educare e plasmare il proprio corpo, di spingere la volontà e il fisico fino al limite della sopportazione. Un carattere
determinato, come forse solo uno scrittore può essere.
Devo ancora spiegare perché
questo libro mi è piaciuto? J
Forse però posso aggiungere una cosa:
stanotte ho sognato di correre una maratona!
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