Ogni anno aspettavo il concerto.
All’inizio di agosto, nel piccolo
paese che ha dato i natali ai miei genitori, lungo i muri dove ero solita leggere
gli annunci mortuari, un giorno compariva il manifesto che annunciava l’evento dell’estate:
il concerto, appunto.
Quel giorno la mia vacanza cambiava:
iniziava l’attesa della grande serata.
Non mi importava chi venisse a
cantare; il grande circo Barnum sarebbe arrivato!
In questo modo, sono riuscita a
vedere Ron, De Gregori, Edoardo ed Eugenio Bennato, e addirittura un giovane
Biagio Antonacci.
Quella del ’91 fu l’estate di Lucio
Dalla. Era l’anno di “Attenti al lupo”, la canzone che la piccola Martina ci costringeva
ad ascoltare in riproduzione continua ogni sera, quando varcava l’uscio di casa
nostra.
E il nostro nuovissimo lettore cd
suonava… Noi, increduli, perché il “disco” non si era ancora graffiato: il miracolo
della tecnologia!
Ma non è di Dalla che voglio
parlare, non oggi almeno. Magari tra un po’, quando i sentimenti di
riconoscenza e nostalgia di questi giorni verranno rimossi dalle nostre menti
non abituate a pensare alla morte, e, soprattutto, alla morte di un artista.
Ad aprire il suo concerto,
invece, c’era uno sconosciuto Samuele Bersani. Non era ancora uscito Chicco e Spillo, nessuno aveva ancora
mai visto il suo largo maglione a righe.
Eppure mi ero emozionata ad
ascoltare la storia del “mostro peloso e gigante ” che aveva evidentemente paura, e che provava a “chiamare il suo mondo
lontano, con tutto il suo fiato, ma
sempre più piano” perché dichiarato pericoloso
da una “classe di uomini scelti e gente sicura” e per, questo, assediato da scienziati ed eserciti.
Sotto quel palco, bambina, per la
prima volta scelsi da che parte stare: dalla parte di chi il mondo, per paura, prova
a tenerlo lontano da sé.
Sono passati 20 anni e Samuele Bersani ha pubblicato, da qualche
giorno, una raccolta dei suoi successi.
Dopo 20 anni mi ritrovo ancora a
commuovermi per una sua canzone, ad apprezzare l’onestà di un cantautore che
sceglie di svelarsi con lieve profondità, raccontando del “buio cieco” della
solitudine.
Ed in quelle parole riascolto le storie di tanti che mi hanno rivelato di “quando guardavano il mondo dagli specchi che ripetevano i loro sbagli, tutte le loro fragilità”. Per l’ennesima volta, oggi, scelgo da che parte stare: dalla parte di chi, per paura, prova a tenere il mondo lontano da sé.
Soundtrack:
“Il mostro” - C’hanno preso
tutto,1992
“Psyco”- Psyco, 2012
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