giovedì 7 febbraio 2013

Recensione #35: 1Q84


Un gigante dalle gambe sottili

Se anche voi, come me, siete stati attirati dalla veste grafica pulita e dalla quarta di copertina accattivante di 1Q84, se anche voi avete preso in considerazione l’idea di acquistarlo, leggete con molta attenzione le prossime rquanto segue: QUALCUNO STA CERCANDO DI INGANNARVI.

Non sto parlando solo di quel burlone dell’autore (dei suoi imbrogli parleremo a tempo debito), ma soprattutto del suo editore italiano Einaudi. Perché? Perché Einaudi, nel promuovere il romanzo, si è “dimenticato” di dire che l’opera non finisce con i due libri di cui è composto il volume che ha riempito le librerie l’inverno scorso. Nossignore, i libri sono tre. In Giappone, logicamente, sono usciti in tre tomi distinti; in Italia invece no, perché noi siamo originali. Così abbiamo avuto prima i libri uno e due, e poi, l’ottobre scorso, è uscito il libro tre, del tutto inaspettato e tra l’altro mascherato da una copertina praticamente identica alla precedente. Insomma, una si imbarca con le migliori intenzioni in un’avventura giapponese da più di 700 pagine, e poi, quando pensa di esserne quasi venuta a capo, scopre da una qualunque insulsa vetrina di viale Montenero che per completare la sua fatica ne mancano ancora 500… ditemi voi se non è un inganno!

Ma probabilmente questo scherzetto editoriale mi sarebbe pesato molto meno se il romanzo mi fosse piaciuto. Voglio dire, se a dieci pagine dalla fine dell’Idiota, avessi scoperto che ne esisteva il seguito, quasi sicuramente avrei pianto di gioia. Invece completerò questa verbosa trilogia per il bisogno di simmetria che ho ereditato da mia madre e per il senso del dovere che mi viene da mio padre… Ben poco a che vedere con i piaceri della lettura.
Covavo il desiderio di leggere 1Q84 fin dai tempi dell’Arte di correre e di Tutti i figli di Dio danzano. Gli avevo fatto la corte a lungo, nella libreria in cui lavoravo, senza risolvermi a comprarlo, perché era molto alto e molto costoso… Quando però a Natale mi si è presentata la possibilità di averlo gratis (meravigliose promozioni di Amazon), non ci ho pensato due volte: l’ho caricato nel mio Kindle, e gli ho consacrato quasi un mese di stressanti spostamenti in tram.
Devo dire che la lettura non è faticosa, né spiacevole: è vero, ho incontrato stili più appassionanti, ma potrebbe anche essere un problema di traduzione. O magari di distanza culturale: che ne so io, magari ai giapponesi queste descrizioni minuziose di cose inutili piacciono, chi sono io per giudicare?  È vero anche che certe insistenze su dettagli erotici mi sembrano gratuite, e che in diversi casi ho avuto l’impressione di stare guardando i cartoni animati della mia preadolescenza, o peggio, di ritrovare tutti gli stereotipi più squallidi sui giapponesi (il delirio alienante della metropoli; l’uomo maturo che si innamora della ragazzina provocante; la scena d’amore con i petali di ciliegio nell’aria; il silenzio che vale più di mille parole…). Tutto vero, ma se fosse solo questo, sarebbe un romanzo mediocre come un altro.
Invece in 1Q84 c’è molto di più. Innanzitutto, c’è la pretesa di scrivere una grande opera, e di inserirla a pieno titolo nella tradizione letteraria. A questo proposito, abbondano le citazioni; una su tutte, quella al celebre romanzo di Orwell, a cui l’autore offre un omaggio esplicito fin dal titolo. Anche i temi sono grandi classici: il doppio, il personaggio, il nodo arte-vita… Sembra quasi di parlare di Pirandello! Ma, a differenza di Pirandello, Murakami non ha il senso del limite, e trasforma il suo romanzo in un delirio di onnipotenza. Il risultato è una lenta agonia, oltre che una fastidiosa delusione: all’inizio la trama è intrigante, e stimola il lettore a formulare teorie per far tornare i conti. Verso la fine del libro uno, però, si comincia a dubitare che tutte le domande troveranno una risposta… E i sospetti si confermano tristemente nel libro due.

Insomma, non posso ancora esprimere un parere definitivo, e spero vivamente di ricredermi, ma credo proprio che anche Murakami sia stato contagiato dalla sindrome di J.J. Abrams, meglio conosciuta come sindrome di Lost, che, come è noto, colpisce tutti gli autori che si lasciano trascinare da una bella intuizione, ma non sanno darle senso e respiro in una struttura solida. E al lettore non regalano altro che l'ennesimo elefante dalle gambe sottili.




5 commenti:

  1. Grande Giuli, a me questo libro stava antipatico già dal titolo, proprio per il riferimento numerico che contiene: 84. Mi chiedevo c'entrera' qualcosa, sarà all'altezza?
    Poi concordo assolutamente con te sulla valutazione negativa delle trovate editoriali quali le "trilogie a sorpresa".
    però, contrariamente a te, se non mi sono appassionata ritengo che ci siano ottimi motivi per non concludere l'impresa...
    A tutto ciò si aggiunge la sindrome di lost: nulla di più odioso! Insomma grazie dell'avvertimento, me ne terrò ben lontana.

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  2. Grazie Laura,
    apprezzo sempre i tuoi commenti!
    Nel frattempo però mi sono lanciata nel terzo episodio... staremo a vedere :)

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  3. Ciao, ho appena finito di leggere "Il paese delle maree" di Ghosh e anche io ho la sensazione che parte di ciò che non ci piace in questi libri sia derivato dalla cultura propria del paese di provenienza degli autori. Detto questo, non conosco direttamente l'opera di Murakami Haruki ma non sei la prima a paragonarlo a un Manga!

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    1. Ciao, grazie del commento!
      Ti dirò, nel frattempo ho letto anche il terzo libro di 1Q84 (a breve scriverò la recensione) e credo che qui il problema sia soprattutto di ambizione smisurata del progetto...
      Per quanto mi riguarda, però, anche se la cultura giapponese è forse più lontana di quanto credessi, un po' ne sono incuriosita. Spero di trovare presto qualcosa di bello con cui cimentarmi! Ovviamente, ogni proposta è ben accetta :)

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    2. Tempo fa lessi "L'astronave di carta" di autori vari editore Fanucci, racconti fantascienza giapponesi, veramente da pazzi. Mi è piaciuto molto "Il corpo sa tutto" di Banana Yoshimoto, anche "Lucertola" non è male. DI Murakami Haruki ho preso "Underground" ma non l'ho mai letto. Ho sentito parlare bene di Ito Ogawa ma non ho ancora letto niente. Aspetto la tua prossima recensione, ciao!

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