La lettura
estiva ideale
Ingoiare un libro da 400 pagine in due giorni,
trascurando qualunque attività, precipitando in uno stato di alienazione
inquietante dalla mia vita, è uno dei ricordi più piacevoli e remoti delle mie
estati adolescenti. Prima di ripiombare nell’indolenza di questa vacanza sul
lago.
Devo dire che Inseparabili
era esattamente quello di cui avevo voglia: un bel romanzone italiano,
moderno, investito da un enorme successo, che inevitabilmente suscita curiosità
(premio Strega 2012), presentato (e prestato) da una cugina con cui da sempre
condivido le letture.
Ma né la sedentarietà di questo agosto né il
giudizio accattivante di una persona fidata giustificano da sole la velocità di
lettura.
Il primo pregio che devo sicuramente ascrivere a Inseparabili è la costruzione della
trama. Leggendo qualche recensione online, ho trovato diversi lettori che
lamentano una fastidiosa presenza di luoghi comuni; non posso proprio
smentirli. Ci sono praticamente tutti, perfino i terroristi islamici che
pianificano malvagi attentati contro personaggi assolutamente innocui e
innocenti. Ciò nonostante, analessi ed ellissi nei punti giusti rendono il
racconto avvincente. Senza contare che il tema fondamentale, quello del
rapporto tra fratelli, è uno dei più affascinanti (e felicemente frequentati) a
cui riesco a pensare.
Quello che invece non mi ha convinto molto è il
modo in cui l’autore costruisce le frasi. Mio zio Furio ha probabilmente colto
nel segno: «Piperno è uno che non ha ancora finito di digerire Proust». In
effetti, se è vero che le frequenti digressioni non disturbano eccessivamente
l’andamento della storia, al livello dei singoli periodi, le continue
interruzioni e parentesi stancano parecchio. Come dire, non tutti riescono in
quello in cui è riuscito Proust.
Sui personaggi, sono un po’ in dubbio: trovo
perfetta e commovente, soprattutto alla luce della conclusione, la figura di
Semi. Non perfettamente riuscito, invece, Filippo. Tra i ruoli minori – tutti dedicati
a donne – alcuni sono molto affascinanti (Rachel, Silvia, la stessa Ludovica),
altri, invece poco credibili (Anna).
Per tornare alla conclusione, per una volta sono
rimasta piacevolmente sorpresa: mi aspettavo un finale diverso, ma devo dire
che quello che ho trovato non mi ha deluso. Anche il modo in cui si risolve, e
si spiega, la lieve originalità della voce narrante (che definirei un narratore
onnisciente imperfetto), mi è sembrato convincente.
Insomma, un romanzo che è riuscito a sorprendermi.
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