sabato 27 giugno 2015

Recensione #61: La vita sessuale dei nostri antenati


Saga familiare per l’estate

In principio fu L’incredibile storia di Lavinia. Poi Ascolta il mio cuore, che Tita mi leggeva in giardino, aspettando di andare in spiaggia, in un’estate di ormai più di vent’anni fa. Poi Polissena del Porcello, Re Mida ha le orecchie d’asino, Diana Cupido e il commendatore e tutti gli altri, divorati nella nicchia vicino alla finestra di camera mia.
I romanzi di Bianca Pitzorno hanno modellato la mia infanzia, nutrito la mia fame di storie per tutti gli anni delle elementari. Poi, come per tutti, le cose sono cambiate. La scuola ti impone di leggere altro, tu vuoi dimostrare di capire tutte le parole dei libri “da grandi”, e ciao. Improvvisamente Bianca Pitzorno e le sue eroine coraggiose assumono le tinte tenui delle letture del passato.

E invece capita che un giorno, vagando per il nuovissimo e deludente megastore della Mondadori, ti ritrovi davanti un malloppo di quasi 500 pagine firmato da lei. Il titolo non lascia dubbi: si tratta di un romanzo “da grandi”. E tu non resisti, lo compri, pensando che tanto tra poco si va al mare, e tutte quelle pagine troverai un modo per consumarle sotto l’ombrellone. Invece sotto l’ombrellone non ci arriveranno mai, perché le hai archiviate in un paio di notti milanesi, complici l’insonnia, la gravidanza o chissà che.
Mettiamola così: se lasciarsi divorare come si divora un libro da ragazzini è un parametro per misurare il valore di un’opera, La vita sessuale dei nostri antenati è un romanzo perfettamente riuscito. Se il nome della Pitzorno vi evoca stupendi pomeriggi d’infanzia, questo libro avrà il potere di riportarvi indietro nel tempo; alla sete infinita di pagine, solo per scoprire come va a finire la storia… Se però cercate qualcosa di più, se avete voglia di leggere un vero romanzo “da grandi”, direi che è meglio girare al largo.

La vita sessuale dei nostri antenati  è senz’altro la saga familiare più lunga (la storia è ambientata negli anni ’90, ma con i flashback si va indietro di parecchi secoli) e ricca di colpi di scena che abbia letto negli ultimi anni. Tra annegamenti, aborti, figli rifiutati e tradimenti, le famiglie Bertrand e Ferrel, rintanate nella quiete ovattata delle cittadine immaginarie di Donora e Ordalé, potrebbero tranquillamente fare invidia a quelle di Beautiful. Qui in più ci sono il gusto dell’autrice per il racconto, la sua indubbia capacità narrativa, asservite però a un fine che non è molto più alto di quello di Polissena del Porcello.

Voglio dire, non basta scrivere “vita sessuale” nel titolo, né far iniziare il romanzo con un orgasmo, per superare la struttura e il livello di un romanzo per ragazzi. Così come non basta sostenere che la protagonista è una femminista senza pregiudizi perché poi risulti effettivamente più  emancipata dei suoi parenti bigotti e provinciali. E soprattutto non basta troncare una storia a un certo punto per creare un finale sospeso! Per 500 pagine, con La vita sessuale dei nostri antenati sono tornata bambina. Non mi si può chiedere poi, arrivata alla fine, di rinunciare a sapere chi era uomo e chi donna, chi era figlio di chi e se lei torna col fidanzato. Questa è una vera e propria scorrettezza. Dall’autrice dell’Incredibile storia di Lavinia proprio non me l’aspettavo. 

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