mercoledì 10 luglio 2013

Recensione #43: La verità sul caso Harry Quebert

Il romanzo dell’estate

Signore e Signori, ecco a voi il libro dell’estate.
Ebbene sì, è successo. In un momento di incertezza sociopolitica culturale pressoché completa, in cui il bombardamento mediatico impedisce di stabilire con decisione perfino il tormentone musicale delle vacanze 2013, un ventottenne di Ginevra è riuscito a convincere me (e alcune ben più autorevoli firme del giornalismo italiano) di aver scritto il romanzo che vi farà dimenticare di starvi ustionando sotto il solleone.
Non fatevi spaventare dalle 780 pagine: io l’ho letto senza alcuno sforzo in una settimana, e il papà di Fede addirittura in quattro giorni. La verità sul caso Harry Quebert è un libro che si fa divorare.

"Nella primavera del 2008, quasi un anno dopo essere diventato una star della letteratura americana scoprii che il mio professore d'università, Harry Quebert, oggi 63enne, uno degli scrittori più stimati del paese, aveva avuto una relazione con una ragazza di 15 anni quando lui ne aveva 34. Era l'estate del 1975..."

Ecco come Marcus Goldman, protagonista narratore, introduce la vicenda. Qualche mese dopo la scioccante scoperta sul passato del suo mentore, nel giardino di Harry Quebert viene ritrovato il cadavere della giovane amata. Il famoso scrittore viene immediatamente accusato di omicidio. Toccherà quindi al fedele discepolo Goldman, tormentato da un prevedibile blocco dello scrittore, cercare La verità sul caso Harry Quebert.
Oltre all’indagine, in queste pagine, troviamo un po’ di tutto: consigli per scrivere un buon romanzo, critiche al sistema editoriale scandalistico contemporaneo, la boxe come metafora della vita, pillole di saggezza, delusioni, omicidi, colpi di scena a non finire, genitori stereotipati, una descrizione pungente della mentalità claustrofobica delle cittadine americane, amore proibito, amore ricambiato, amore non ricambiato, amore per una quindicenne, l’amore dei reietti… Troppa roba? Per una volta, non direi. Perché Joel Dicker, che a quanto pare prima di raggiungere il successo si è visto rifiutare ben cinque romanzi, riesce a mettere insieme tutti questi elementi per costruire una trama davvero valida. Una trama capace di tenerti sveglio fino a tardi, di farti fare mille ipotesi per poi disilluderle continuamente.


Sia chiaro a tutti, stiamo parlando del romanzo dell’estate, non del capolavoro della vita. Una diffusa debolezza stilistica mi trattiene da affermazioni estreme come: "il romanzo contemporaneo non sarà più lo stesso e nessuno potrà far finta di non saperlo" (Antonio d'Orrico). Però, nonostante i dialoghi piatti e i personaggi al limite della macchietta, La verità sul caso Harry Quebert  è un libro che sa trascinare.  Un libro che fa esattamente l’effetto che - secondo l’autorevole parere del maestro Harry Quebert - deve fare un bel romanzo: “All’incirca mezzo secondo dopo aver finito il tuo libro, dopo averne letto l’ultima parola, il lettore deve sentirsi pervaso da un’emozione potente; per un istante, deve pensare soltanto a tutte le cose che ha appena letto, riguardare la copertina e sorridere con una punta di tristezza, perché sente che quei personaggi gli mancheranno. Un bel libro, Marcus, è un libro che dispiace aver finito.”

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