Saga familiare per l’estate
In principio fu L’incredibile
storia di Lavinia. Poi Ascolta il mio
cuore, che Tita mi leggeva in giardino, aspettando di andare in spiaggia, in
un’estate di ormai più di vent’anni fa. Poi Polissena
del Porcello, Re Mida ha le orecchie d’asino, Diana Cupido e il commendatore e
tutti gli altri, divorati nella
nicchia vicino alla finestra di camera mia.
I romanzi di Bianca Pitzorno hanno modellato la mia
infanzia, nutrito la mia fame di storie per tutti gli anni delle elementari.
Poi, come per tutti, le cose sono cambiate. La scuola ti impone di leggere altro,
tu vuoi dimostrare di capire tutte le parole dei libri “da grandi”, e ciao.
Improvvisamente Bianca Pitzorno e le sue eroine coraggiose assumono le tinte
tenui delle letture del passato.
E invece capita che un giorno, vagando per il nuovissimo e
deludente megastore della Mondadori, ti ritrovi davanti un malloppo di quasi
500 pagine firmato da lei. Il titolo non lascia dubbi: si tratta di un romanzo “da
grandi”. E tu non resisti, lo compri, pensando che tanto tra poco si va al
mare, e tutte quelle pagine troverai un modo per consumarle sotto l’ombrellone.
Invece sotto l’ombrellone non ci arriveranno mai, perché le hai archiviate in
un paio di notti milanesi, complici l’insonnia, la gravidanza o chissà che.
Mettiamola così: se lasciarsi divorare come si divora un
libro da ragazzini è un parametro per misurare il valore di un’opera, La vita sessuale dei nostri antenati è un
romanzo perfettamente riuscito. Se il nome della Pitzorno vi evoca stupendi
pomeriggi d’infanzia, questo libro avrà il potere di riportarvi indietro nel
tempo; alla sete infinita di pagine, solo per scoprire come va a finire la
storia… Se però cercate qualcosa di più, se avete voglia di leggere un vero
romanzo “da grandi”, direi che è meglio girare al largo.
La vita sessuale dei
nostri antenati è senz’altro la saga
familiare più lunga (la storia è ambientata negli anni ’90, ma con i flashback
si va indietro di parecchi secoli) e ricca di colpi di scena che abbia letto negli
ultimi anni. Tra annegamenti, aborti, figli rifiutati e tradimenti, le famiglie
Bertrand e Ferrel, rintanate nella quiete ovattata delle cittadine immaginarie
di Donora e Ordalé, potrebbero tranquillamente fare invidia a quelle di
Beautiful. Qui in più ci sono il gusto dell’autrice per il racconto, la sua indubbia
capacità narrativa, asservite però a un fine che non è molto più alto di quello
di Polissena del Porcello.
Voglio dire, non basta scrivere “vita sessuale” nel titolo, né
far iniziare il romanzo con un orgasmo, per superare la struttura e il livello
di un romanzo per ragazzi. Così come non basta sostenere che la protagonista è
una femminista senza pregiudizi perché poi risulti effettivamente più emancipata dei suoi parenti bigotti e
provinciali. E soprattutto non basta troncare una storia a un certo punto per
creare un finale sospeso! Per 500 pagine, con La vita sessuale dei nostri antenati sono tornata bambina. Non mi
si può chiedere poi, arrivata alla fine, di rinunciare a sapere chi era uomo e
chi donna, chi era figlio di chi e se lei torna col fidanzato. Questa è una
vera e propria scorrettezza. Dall’autrice dell’Incredibile storia di Lavinia proprio non me l’aspettavo.