Questa volta non ho
proprio scuse: la mia latitanza da Nefelomanzia è imperdonabile e merita una
punizione corporale d’altri tempi (la mia vena autodistruttiva emerge
improvvisa e violenta come sempre).
In realtà, credo di stare
espiando i miei peccati intrappolata per lunghi pomeriggi in nel traffico della
tangenziale o in circonvallazione. Pensateci bene, prendete la cartina di
Milano, guardate le tangenziali, e poi le varie circonvallazioni fino ad arrivare
a quella più interna. Aggiungeteci un effetto 3D, fate sprofondare un po’
piazza del Duomo e… ops… ecco a voi i gironi dell’Inferno Dantesco!
Insomma, sto pagando la
mia colpa, ve lo garantisco!
La mia auto, una Punto
grigia bistrattata dai miei studenti, ha tante qualità e un piccolo difetto. Lo
stereo, incorporato, legge solo CD audio, niente MP3. In altre parole, il mio
cruscotto è completamento ricoperto di almeno un’ottantina di dischi trasparenti:
gioia degli amici che si dilettano a cercare la giusta colonna sonora di ogni
viaggio, e disperazione dei miei genitori che con l’immancabile “Devi
nascondere questi CD, ti spaccheranno l’auto per rubarteli!”, provocano il mio
altrettanto immancabile “V*” ( la censura è d’obbligo!)
La vera domanda è: cosa
ascoltare quando, soli in auto, si va avanti a passo d’uomo o si è
completamente bloccati per strada?
Non è detto che l’artista
del momento sia sempre la risposta giusta. Per me, per esempio, non lo è quasi
mai.
Per
un po’ ho provato con gli Smiths, con la loro capacità di creare un clima quasi
meditativo. Così, in quelle splendide occasioni, in cui si è completamento fermi
ed si ha la netta sensazione di non avere alcuna via di fuga, “Please, please, please let me get what I
want” o “Bigmouth Strikes Again” hanno il giusto sound “quieta-animi”.
Negli
ultimi tempi però, tra la mia razionalità che mi fa dire “Non c’è niente da
fare, puoi solo stare qui in coda ed aspettare” e il mio animo mediterraneo e
focoso che mi fa imprecare, non scorre, come dire, buon sangue.
Ovviamente
anche la scelta musicale ne risente, e la mia insoddisfazione non fa altro che
aumentare causando schizofrenici andirivieni tra Norah Jones e i Foo Fighters.
Poi,
l’ho trovato: tra i cd a portata di ladro, ecco un’antologia di Tom Petty.
Un’artista
tradizionalmente rock, con ritornelli orecchiabili e arrangiamenti sofisticati,
in grado di modulare la voce per urlare
lo sdegno, o sussurrare l’amore; tante
chitarre e testi elegiaci che raccontano storie di ultimi e perdenti.
Per cui “Some days are
diamonds, some days are rocks, some doors are open, SOME ROADS ARE BLOCKED” (Walls- 1996)
Insomma,
solo del sano rock americano può salvarmi dalla mia battaglia interiore e
raccontare le mie “Psycotic reaction”!
Soundtrack: “Walls (circus)”, Songs and Music from She's the one", 1996